a chi di interesse

Un ex mercenario infettato da un morbo misterioso che ne condiziona e ne condivide le dipendenze, vaga irresponsabile tra ricordi rivoltanti e realtà rapaci, in rotta di collisione, assieme alle miserie ed alle scorie della precedente propria sbandata esistenza, verso quella traviata tossica di Andres Maria Cuervo. Parallelo e principale protagonista.
Mentecatto malavitoso metropolitano, che a seguito di un colpo azzardato, pensato e partorito pessimo ai danni di un importante istituto di credito, si scopre soggetto ad una sorta di prigionia passiva perseguitata parossistica tra le membra morbide della Cote D’ Azur, e la corrotta prima pittoresca periferia di Parigi.
Sullo sfondo sopravvive scorretta una umanità di alleati, antagonisti ed amanti, disadattata tutta ad una consapevole e menefreghista deriva.

Primo romanzo Grotesque della trilogia “Des Mouvements”.
Della quale già è stato faticosamente composto, ed in forma consona, il complesso secondo articolato atto. Assieme alla spina dorsale del terzo. Ed ultimo. Forse.

Pensato e scritto stravagante quale genere grottesco per sfidare le alternative abitudini di lettura degli stravaganti parigini puro sangue.
Per scommessa anche con le mie tante acerrimo amicizie, indigene alla ville Lumière, per l’invidioso stupore delle quali, il primo volume sarà presentato nella già tradotta e per allora anche editata edizione in lingua francese, in Galérie Tornabuoni di avenue Matignon, centralissima alla capitale, nel periodo dell’avanzata primavera dell’anno solare 2016.
Oppure in alternativa ed al più tardi, durante la prima parte della abitualmente afosa estate cittadina.

L’interesse attento invece di alcuni docenti delle università di Bologna e di Firenze, mi ha convinto ad un deciso tentativo di distribuzione autonoma attraverso due davvero molto conosciute librerie di riferimento del Nord Italia. In modo da verificare la sensibilità del mercato interno alle mie trame ed allo stile che ne trascina il ritmo ed i particolari piani delle realtà parallele che lo determinano irrinunciabili.

prolusione alla lettura

Il testo costituisce il primo segmento della trilogia denominata appunto ” Des Mouvements “, dove i movimenti sono intesi come melmose manifestazioni malavitose,mentali e materiali, endemiche nelle disordinate esistenze scorrette, conosciute così comuni presenze e memorie delle prime banlieues Parigine, nei precedenti, rispetto al corrente di pubblicazione (2015), trenta anni trascorsi.
Miei e loro. Entrambe ancora condizioni accertate malsane e manifeste.
Pensata e composta atea genesi agnostica, articolata anormale dall’autore e destinata dunque alla diffusione nel mercato di influenza francofona in genere e più precisamente a quello
complicato compulsivo della Parigi Capitale . Con il feroce fine di dimostrare in forma definitiva agli acerrimi amici, allucinati ormai assuefatti autori, indigeni della Ville Lumière,
quanto il sottoscritto altrimenti anziano, sicuramente argenteo scrittore sia superiore a tutti loro anche come artista, e non soltanto quale forte consumatore di freddissimo vino champagne.
E fortissimo fu/fruitore di incendianti femmine francesi, davvero indimenticabili indecenti.
Queste mille quasi pagine di esordio domandano dunque non poco a quei diversi mentalmente miopi discepoli da sempre diseducati alle composizioni creative complesse.
I novanta capitoli infatti di questo primo atto, contorti tutti come contratta prefazione imperfetta di loro stessi, o diversamente invece dilatati nitidi in uno scabroso spazio indefinito,
volutamente privi di un possibile futile filo logico che ne ordini una qualsiasi cronologia comprensibile, sebbene di senso compiuto coevo, non perfezionano in questa iniziale fase
nessuna definita condizione assolta.
Da qui il disagio per coloro che si trovano a dovere considerare l’ordito anomalo, di essere costretti a subire passivi o depistati, sospetti e stimoli differenti quanto differenti disagi,
disgiunti al divenire degli eventi, senza trovare soddisfatta nessuna delle tante trame interrotte sospensive.
Non sono quindi storie sgangherate apparenti da sorseggiare delicate distesi a letto, dopo avere assunto una pozione analcolica, magari scioccamente stanchi di lavoro generico,
per tentare goffamente di riempire una stupida frazione di vita vuota, con qualcosa che qualcun altro di differente categoria ha generato ad elementare consumo profilattico,
povero e placebo.
O peggio ancora, a tentare di conciliare tiepido sonno non sono indicate le proposizioni costruite complicate.
Non ama e non corteggia chi lo tocca, il soggetto stampato. Lo ripudia anzi. Se non viene riconosciuto come a lui simile, il medesimo spirito alieno che lo sta sfiorando
affascinato attento o distratto demotivato che esso sia. E che comunque non pensi di poterne sverginare le incorrotte intimità segrete per il solo fatto di riuscire sensuale
a sfogliarne le pagine.
E la pallida loro malata carnagione. Macilenta giallognola di luce cellulosa.
Non si fanno sedurre. Le cose scritte. Dagli ottusi sforzi stitici degli scimuniti, di tentare annoianti a loro medesimi, di ordinarne meticolosi le anarchie, catalogandone  composto
il caos cattivo.
Diversamente consiglio invece di deglutirne liquido il contenuto coriaceo come da una capiente ampolla opaca satura all’orlo di medicamento amaro. Che ad arte mai è stato
distillato principio attivo. Dunque non cerca e neppure desidera curare nessuno e niente.
Capirà se davvero deve comprendere, soltanto tra oltre tremila altre pagine ancora, se ne possiede la forza, la mente che le affronta inferiore, o forse riesce autonoma a forzarne
la chiave originale di lettura, magari forgiandone una propria a passe-partout, che comprenda quanto nessuno non dovesse spiegare nulla dall’inizio della medesima storia.
E della traviata tensione maldestra di decodificarne le conclusioni.
Non arricchisce. Non definisce non spiega e non significa alcuna cosa nessuna di loro stampata anarchica.
Soltanto ogni foglio frutto di fatica feroce ha fatto nonostante stare bene nel durante me che li ho elucubrati essenziali mentre tanti ne stavo scartando, scrivendoli.
E ancora diverse altre righe a migliaia continuano sfrontate a sporcare innocenti fogli candidi, come assolute autonome. Sospetto ignorando esse stesse per quale motivo si stiano dannando.
Forse dividendo simbiotica una paterna natura ingestibile, irrispettosa verso loro medesime, che autonome non si correggono né tanto meno rifiutano sgarbate di rileggersi.
Per non rischiare, splendidamente autocritiche di potersi prendere anche solo appena sul serio.
Senza peraltro permettersi di perdonare la preoccupante personalità genitrice egocentrica del soggetto che ha preteso di pubblicarne l’insieme.
Firmandone pazzo la stesura come soltanto propria.
Lavoro lurido comunque non indicato a morigerati, mammoni, minus habens davvero minorati, mini dotati masturbatori seriali e mezze seghe in genere.
E nel particolare maleducata lettura inadatta a maldestri mitomani, maledetti mostri malati di protagonismo e di mente, intellettuali maestri tutti millantati spergiuri di qualsiasi
scimunita scienza e didattica demente disciplina.
Sconsigliato dunque severamente alle categorie di sconosciuti critici del cazzo e sfortunati scrittori di niente, o nel migliore dei casi delle solite stesse storpie storie e cose,
con la carta di stampa delle quali sono solito per supremo scherno strofinarmi sorridente culo e sfintere.

canovaccio di copione

Scorrono parallele, adesso ancora autonome e distanti, due differenti esistenze illogiche, che si muovono infide attraverso diversi piani di realtà atipiche tutte, viziate viscide dalla traumatizzante tensione continua verso una trasversale tentata sopravvivenza scorbutica. Succubi invece entrambe di una tormentata natura complessa che trascende dal soltanto apparente e sconvolto, tentato suicidio sociale.
Angosciate battaglie estreme di grottesche guerre differenti vengono vinte e finiscono al contrario sconfitte tra il metropolitano territorio francese ed una invece polverosa povera e ancora primitiva terra d’Africa, da due soggetti protagonisti che sembra da sempre continuino languidi a lottare le loro stesse indoli imperfette luride.
Combattendo a fianco o in attrito ad inutili alleati e nemici ugualmente inadeguati inetti.
Sullo sfondo o in alternativo primo piano si avvicendano muovendosi beffarde, tragiche presenze di vittime invulnerabili e mancati carnefici, bastardi gemelli bastardi di una disgraziata unica umanità ferocemente disinteressata menefreghista, autolesionista addirittura nei confronti di ogni condizione o cosa, almeno quanto i protagonisti medesimi che in modo irresponsabile ne calpestano violenti le comunque trasgressive quanto abusate e ignobili esistenza indigene, senza peraltro decomporne gli umiliati universi che da
alterati euforici o depressi dolenti attraversano distruttivi.
Non potendo dunque essere danneggiate in forma permanente le dimensioni dementi che comunque sempre riescono a ricomporsi da sole dalle proprie medesime macerie, unicamente per essere di nuovo rase al suolo dalle prepotenti prossime scosse telluriche, mai devastanti quanto le comuni costanti eclissi empie di solitudine subita sofferente.
Si ruba. Nel romanzo. Si scopa e si uccide, sempre divertendo il proprio destinato ruolo destituito immaturo. Invece mai si ama. Anche se spesso sembra.
Mentre dall’altra parte del narrato, dall’universo dunque da dove viene letto, davvero si nasce. Si respira e si pecca. Sistematicamente si soffre di passioni derise dal tempo,
perdute perverse nella vita vigliacca medesima vera. Disperdendo ogni energia alla propria pessima storia di subita solitudine involuta e imbecille.
Questa sentimentale transumanza sterile vuole in ultima analisi essere il confronto quasi silenziosamente suggerito, tra tutti coloro che vagabondando dentro la carta recitano a soggetto, ingannando chi da inqualificato interprete, personaggio di corruttibile carne, ha invece dovuto imparare una propria parte a memoria. Dunque subendone succube la insulsa mala stesura, declamata mestamente metallica ad un poco convinto pubblico non pagante, mentre sempre anonimo come attore scaduto a comparsa comunque risulta al proprio sipario ridicolo cane.

lo stile

Si modifica sensibilmente nella stesura progressiva della trilogia. Attenendo in questa fase iniziale una analisi di fatto parziale al primo volume della medesima, il medesimo stile si presenta come sincopato iper punteggiato interrotto.
Infatti l’intendimento è quello che non debbano sopravvivere tutti i lettori al genere di scrittura. Tanto meno quelli tra loro passivi. Vogliono infatti essere interpretate e non subite, Le pause apparentemente imposte attraverso i punti fermi, i quali costituiscono invece soltanto simboliche interruzioni.
Deve di conseguenza essere risolto autonomamente il ritmo temporale di coinvolgimento, complesso o superficiale che risulti.
Differente ad ogni educazione di lettura, lo stile desidera spingere a trasgredire Le tracce indicate apparenti di arresti improvvisi o sospensive condizioni.
La medesima costruzione della proposizione si mostra volutamente violenta. Complessa raffinata o volgare sintetica.
Scrive la propria voglia di scrivere del momento. L’autore. Maltrattando aggressivo piuttosto che vezzeggiando i capitoli e a volte le singole pagine medesime. Profondissima prosa articolata eppure apparentemente piatta, prende per mano il cliente acculturato emozionalmente degno di se stesso e lo conduce dove deve attraverso un’architettura narrativa sofisticata e sfrontata.
Non ti vogliono bene, le cose scritte.
Se non ti va bene il modo nel quale sono state scritte.
Di te se ne fregano. Compiaciute di essere possibili per pochi. Per mantenere irrazionalmente intatto ed incredibilmente fluido o demente, il disastro grammaticale desiderato.

simbologia spicciola degli attori

protagonista principale

Autobiografica trasposizione di morale approssimativa applicata ad un confuso percorso di vita assolutamente disordinata.

Accosta all’artista autore La decisa somiglianza estetica con il protagonista principale e gli esuberanti trenta anni approssimativi di entrambi, alla comune contorta controcultura di costanti cattivi emigranti.
Diseducati nel proprio personale processo di perfezionamento ad assimilare le prerogative più scabrose di ogni diversa etnia con la quale entrano in contatto geografico e caratteriale.
Clamorosa addirittura, nelle reciproche immaturità, La simbiosi assimilata assoluta alla statica nullafacenza insita nella natura isolana Corsa e insieme a quella paradigmatica perdigiorno periferica parigina. Spaventosamente sposate, acquisite assunte e coniugate dunque dalle personali identità disadattate, identiche a loro stesse.
Accarezza le donne che accarezzano i suoi capelli lunghi come i loro, Cuervo come colui che scrive. In figurata cattiva compagnia reciproca, diseducati fumano e cogitano continue cazzate.
Dunque davvero si impegnano a perfezionarle pesanti. Mai cattivi e viziatissimi da loro stessi e dalla vita medesima, evadono eleganti e inutilmente sconfitti da qualsiasi condizione e logica.
Innocenti invano, davvero invece colpevoli di ogni cosa, continuano ad essere dolcemente abbandonati dalle diversissime amanti. Assenti tutte di scrupoli e di anima, delle quali immaturi restano assolutamente coinvolte la parte infantile del soggetto scrittore assieme alla identica della propria proiezione allegorica.
Innamorati persi quanto irrimediabilmente già distanti e vicinissimi invece entrambi all’attuale ultima facile compagna fascinosa e fugace. Amato alter ego nella carta da ognuna.
Mai amato davvero da nessuna di esse, sopravvive scartando a sua volta responsabilità affettive e soprattutto impegni seri occupazionali, vittima sacrificale di se stesso, attraverso una morbida autoironia, sfama di maleducata sopravvivenza menefreghista un consapevole e divertente labirintico percorso deprogrammato inconcludente.
Altezzoso sognatore sceglie comunque di azzardare complicate scorciatoie malavitose alla sicura noia dorata di un’oasi di piatta normalità, perduto per sempre nel maniacale inseguimento sconsiderato neppure lui conoscendo davvero di cosa.

protagonista parallelo

Rovinato e traditore annulla di azioni rivoltanti lo spirito romantico abitualmente attribuito ai soldati di ventura. Trascina alla deriva se stesso assieme alla propria cattiva coscienza, escluso da ogni condizione sociale e dai medesimi ottusi ranghi militari. Mercenario randagio, fiero mostra sanguinanti le profonde stimmate di sociopatico assoluto, sopravvivendo alla propria aliena peste di anima nera devastato, devastando di reazione senza alcun riscatto perseguito o possibile.
Unicamente pietre preziose pretende della propria esistenza. Sapendo che sostituiscono per loro e unica natura e insieme soffocano annullandone il valore, il possibile desiderio di possesso riguardo ogni altra condizione o cosa.
Marmorea icona contemporanea la creatura metafisica che corrompendone il corpo alimenta il medesimo ad invulnerabile, di moderno misterioso male assoluto di dolcissima assuefazione, progressiva quanto inarrestabile mutazione da superficiale spirito egoista in contaminato zombie nichilista. Castrato illuso onnipotente.

non nano

Diversamente gigante dipinge inarrivabile ed inarrivabile compone. Genio purissimo e feroce costretto a mendicare male ad una umanità mediocre che malfidata ne riconoscere soltanto e quasi da invisibile, la nulla statura estetica e sociale. Diseguale per nascita ed ispirazione innaturale, impersona il disagio dei tanti diversamente dotati artisti in violento attrito verso una società nei loro confronti sospettosa e schiva.
Vive comunque dannato e felice, nonostante costretto recluso assieme alle proprie opere assolute, libero prigioniero del recidivo ruolo di illuminato disabile. Il quale satura del proprio spirito lo stesso spazio condiviso che comprimendone l’identità tenta di schiacciarlo a deforme, dilatandone invece altissima l’aura nell’infinito e intoccabile autoesilio assurdo, di sintetico piano contrario di universo parallelo.

femmine e donne

Scabroso scherzo del destino di ormai dimenticato dolce amore adolescente, a tutte loro fascinose facili fanciulle e dunque attuali ignorate spose scontente, abusate allora allegre di poche o diverse dissennate notti sciagurate splendide.

La davvero beffarda condizione creata maligna di doversi riconoscere alterate nel nome e nella nazione di nascita. Attribuite ingannevoli ed alternative, identiche invece a voi stesse donne e femmine vere, impudiche sia nelle estetiche spogliate sorridenti che nel modo di concedervi concubine.
Quale marito di merda molliccio compagno di spenta vita morigerata riuscirà mai, studiando le descrizioni attento, a distinguere tra le tante scostumate che sente possa essere stata La propria cattiva consorte cortigiana, così simile nel sospetto, nonostante dipinta per depistaggio di decenza appena sfocata nei dettagli, proprio a diverse delle tante trascorse troiette trasgressive, che sorpreso scopre ancora ansimare impudiche tra le braccia forti del più sfrontato dei tanti altri antagonisti taciuti che ne hanno posseduto profanandone prepotenti e dappertutto i corpi caldi. Prima.
E forse adesso anche non hanno smesso ancora, alcuni sconci. O qualcuno magari tra i falsi amici o gli infidi parenti insospettabile animale verro impenitente, infaticabile infedele porco pesante pompa.
Sospirate contenti, cornuti. Poveri traditi stronzi. Non degni nemmeno della attuali degenerate grazie che sfoggiano sformate Le vissute comari compagne, conosciute davvero compromesse corrotte di bocca e di culo.
Deflorate colombe vestite da vergini candide come ignari cretini condotte commossi altezzose all’altare. Ancora sospirare dovreste dolenti di quanto non vi sia stato possibile viverle viziate viziose, come colui che invece ve le ricorda adesso femmine da sogno di cosce aperte divaricate e chiare.
Chinati mi aspetto vi prostriate riverenti. Cocu del cazzo che altro non rappresentate. Consci che supine di schiena anche ho avuto minuscolo e segreto quello che voi mai. O solo ultimi e slabbrato.
Mentre racconto delle possibili mogli medesime che da illibate dietro, mi ansimavano il dolore pungente di possedute penetrate profonde. Belanti e blasfeme.
Da allora imbalsamate identiche a loro stesse studentesse caste poco, dalla parte materiale della mia mente.
Mentre le riscopre in ogni senso e sensuali, un Cuervo di carta, che raccontando i capelli loro lunghi sciolti sulle lenzuola lise delle nostre condivise precedenti stanze di province piccole Emiliane, e lascive languide su quelle sempre lerce di Parigi, vi rende brutti becchi per la seconda vigliacca e veritiera volta.
Che sempre spogliate sopra i tanti letti disfatti, svergognate ridendo a sproposito, qualche volta anche assieme ad un’amica comune di cuore e di carne, si rotolavano con me Andres Maria alternativo, convulse di sesso e di coinvolte ilarità tossiche, indotte da canne così cariche di cannabis forte, e di povero tabacco scuro invece poco o quasi niente.
Che ogni volta disadattato anziano ancora ascolto susseguirsi i singulti divertiti dementi di quando soltanto adolescenti adorabili si concedevano complete, le sopravvissute spose soltanto acide. Adesso.
Quanto tramontate invece complici docili attrici spontanee di amori sognanti e complementari sguaiati orgasmi da sogno sodomiti spesso.
Anche sniffanti di cocainiche sniffate sregolate e seguenti. Stonate vi rivedo. Che ogni tanto qualcuno dalla Olanda ne importava parallele, proponendole di piste gratuite purissime di riflessi rosati perlacei, lunghe come grassi lombrichi di fertile terra morbida di torba.
Queste donne nascondo dentro gli occhi annuire feroci. Identiche ancora ammirate sono rimaste rimpiante nella memoria e dentro le pose di allora immortalate poco innocenti nelle medesime. Scattate esplicite e sviluppate scabrose da laboratori complici di lontana periferia o appena fuori mano soltanto. E ancora tremano tra le dita gialle di nicotina Gitanes, lucide di stampa di bianchissimi sorrisi splendidi irresponsabili.
Assieme a seni sodi di corpi longilinei umidi di intimi umori, appena amate vestite di profumo di peccato e di nessun vestito.
Siete rimaste le medesime signore mie indimenticabili e di mascherate male gelosie mai del tutto svanite o male soffocate. Molto mi sono violentato e tanto ho sofferto nel farvi sbattere animalesche nello stesso modo nel quale mi stupravate scopandomi poco più che ventenni. O poco meno, brutalizzando i miei medesimi ipnotizzati invaghiti.
Con l’estroverso apolide Andres, consenzienti clandestine comme d’habitude, vi ho fatto accoppiare. Mio alter ego esuberante. Almeno quanto considero e spero stimiate sincere, ricordando quanto sono stato a lui simile soggetto. Mentre osservandolo abusarvi, anche a distanza di decenni, in modo indecente mi scopro invidioso vero dello spurio me stesso. Consolandomi appena a questo giro, con il potere perverso almeno, di decidere in quale modo e forma farvi fare la festa alla farfallina.
Dato che stavolta non siete voi a sedurre sofisticate o svelte. Ma decido io autolesionista quale soggetto debba accarezzarvi sotto gli abiti.
Anche se da tanto tempo mi sento come abbandonato solo, scordato soffocato forse dal vostro velenoso scontato quotidiano, ci sono ancora. Al mondo. Da qualche parte sopravvivo sciagurato.
Nel medesimo modo sono sicuro che anche voi ancora esistete. Schiacciate ad occupare scomode di gambe accavallate stavolta di vergognosa consapevolezza composte costrette, qualche spigolo di pianeta.
Anche se in tante altre. Siete mutate tutte. Sconosciute aliene.
Come altrettanto io mi sento ignoto estraneo. A voi davvero distante. Disgiunti spiriti in metamorfosi alterati da mezzo secolo di tempo in antagonisti anonimi, quali dobbiamo mentirci maleducati, adesso.
Invece mi basta ripensarvi bastardo, incerte donnine indecenti minorenni o fantastiche femmine navigate ultratrentenni che siate state, dunque di nuovo non vi posso negare come evaporate. Illuso che come non dovreste, comunque ancora vi sentiate coinvolte dalla nostra storia. Consumate attrici sulla migliore scena di tutta una consumata carriera diventata casta controvoglia.
Neppure ho voluto dimenticare di stigmatizzare il ricordo di voi femmine storte mancate conquiste. Mai state e mai nemmeno rimaste comuni amiche care. Perpetue per fortuna poche, che false frigide o sante suore debuttanti soltanto sature dunque di saggio rimpianto, di peccare missionarie e di pecora, avete in tempi andato desistito.
Anche se non è proprio la stessa cosa, ugualmente questa volta tutte tre vi frego. Sorelle di medesimo sangue e stessa complice castità cattiva. Scorretto ho trovato il modo, come Cuervo, di scoparvi adesso.
In coda comunque alle altre autentiche amanti avute e soddisfatte, prioritarie prime di logico diritto. Dunque per il momento considerate di comparire non presenti, in quanto polverose siete state spostate tra le righe dell’ultimo testo. Maltrattate nei modi e nell’aspetto come meritate voi e la vostra disponibilità del tempo latitante.
Ridotte dunque ad essere penetrate male da un personaggio protagonista diventato poco performante come vecchio.
Dal momento che come autore il sottoscritto invece da pastiglialato ancora attivo vale, e di possibile estetica decente, permaloso memore di essere stato respinto, a rischio di venire una seconda volta messo da parte e da delle anziane anche, non mi espongo.
Mentre da lui Andres Maria vi faccio infelicemente infilare. Assumendomi come padre putativo Le responsabilità di esporne La fiacca sessuale al sincero risentimento vostro se non mai alla delusione del ridicolo.
Crocifiggendolo cattivo nell’inadeguato ruolo anche a lui davvero impegnativo di riuscire a replicare simile, la brutta copia di me stesso che lo scrivo come un personaggio di inchiostro soltanto.
Al contrario persona partorita come ogni altra nei tre testi, contro logica e natura, ma vivente assoluta di anima, di sangue scuro e di vene vere.

comparse e figuranti apparenti

Nello schema narrativo non sono previsti personaggi minori come tali comunemente intesi. Tanto meno in questo primo volume si deve pensare o pretendere di avere limpida la percezione del reale peso specifico di ruolo futuro rispetto a determinate presenze intese complesse allegoriche o soltanto semplificate allusive.
La entità virale aliena ad esempio altro non deve essere interpretata, attraverso una ampliata attenzione analitica al testo, che la trasposizione della comune cattiva coscienza, negativa indole autodistruttiva di determinati soggetti, costretti passivi ad assecondarne la violenta natura, impossibile da contrastare in quanto matrice medesima dominante e originale all’organismo ospitante.
Nello stesso processo traspositivo troviamo un nano, alternativo altissimo puro spirito. Geniale artista incompreso pittore e scrittore inarrivabile dalla egocentrica assoluta autostima, frustrata infelice nella tensione titanica di riscatto attraverso una vitale necessità di riconoscimento della propria personale ispirata istrionica produzione, assente alla disagiata natura imperfetta di diverso assoluto fino alla normalità rivoltante di quasi chiunque altro.
La famelica insaziabile ingordigia di fama mantiene ugualmente intatte la sovrumana energia negativa che alimenta le complesse vene artistiche tormentate ed uniche del creativo, assolutamente autobiografico gemello simmetrico all’autore.
Autodidatta pittore prepotente ed estroverso scrittore ancora misteriosamente lui pure per il momento ignorato dalla cecità corrotta di una gutturale genia di critici del cazzo, confusa casta conservatrice, autogeneratasi generica cretina, comunque inadeguata ignobile e puttana.
Diversamente, dipinte delicate come donne di vita, o di condizioni comunque differenti dalle effettive reali per meglio mistificarne le identità, le femmine della trilogia e le donne medesime anche, creature di desinenze differenti tanto dalle prime, impersonano le più rappresentative tra le davvero tante, trasversali alla disturbata vita affettiva o altrettanto disagiata a quella emozionale dell’autore.
Profondamente legato immaturo al ricordo di tutte le toccacciate ancora, e di quanto da ognuna delle stesse impersonato insondabile, dunque sempre sedotto senza essere considerato mai cosa o condizione seria allora, da nessuna di loro sentimentalmente avara, ne risuscita intatti caratteri somatici sontuosi sposati spesso a compensatrici voragini caratteriali vendicative violente.
Storpiati modificati nomi e nazionalità per dovuta decenza, non camuffa invece colui che ricorda rimpiangendo, particolari precise abitudini libertine delle singole signorine, modi disinibiti di proporsi e di concedersi, profumi e pigmenti delle pelli mai per primo profanate, colori, lunghezze e setosità dei capelli tanto meno altezze e proporzioni, mistifica.
Come altrettanto non altera misure di seno e rara spesso perfezione di glutei e di cosce. Dettagli dolenti saturi di satiro rammarico attuale, anziano semi impotente indimenticato a se stesso e magari non soltanto, scopatore estremo e sempre abbandonato amaro, tramontato adesso impossibile amore ed indecente amante.
I baristi, gli osti, i banditi e invece scaricatori scorbutici, scoppiati, alcolisti anonimi e dichiarati, guardie e ladri tutti, tutti sono esistiti. Soltanto di età, di vicende e di estetica corrispondente alla medesima vera.
Dunque mai nemmeno simili nei nomi, nemmeno in quelli propri di battesimo oppure attribuiti spiritosi soprannomi, degli originali umani tasselli di vita vissuta complementare a conoscenza, corrispondono attrici e attori.
E di compari amici anche e complici e avversari antagonisti di ogni razza quasi del pianeta sono stati descritti profili somatici, colori di occhi e di carnagione, oltre a differenti ancora informazioni genetiche.
Storture morali e pulsioni pervertite. Davvero alcuni deceduti di recente o da anni, come decomposte e descritte nei dettagli e divertito, le salme di merda maledette di qualche accattone avversario, inadeguato a competere negli accoppiamenti delle allegre facili femmine di compagnia comuni, risibili rivali generici, conniventi involontari o cattivi complici di calpestate tavole di comandamenti tutti.
Nessuna comparsa dunque, e nessun figurante nella trilogia intesa come quasi ininterpretabile trasposizione sotto traccia di una propria parallele esistenza peccaminosa particolare.
In ultima analisi rimangono soltanto soggetti imperfetti a muoversi estranei invece comunque coinvolti come assoluti simili, assieme ed intorno a colui che infine affettuoso li scrive seppellendone senza piangere povere le spoglie, sempre distanti dalle medesime tumulate ignobili e solo per inganno, dei propri fantastici dunque per loro natura immortali alter ego, malato grave ognuno e comunque, di mentali e fisici “Mouvements Mauvais”.

simbologia spicciola degli attori

coito copulato in copertina

coito copulato in copertinaDirettamente dal testo.

Subisce. Strepitante non sentito. Lo splendido cigno nero, trattenuto scomodo sulle braccia e contro l’inguine aguzzino.

Un apparente abuso. Assecondato invece soddisfatto anale. Dal membro fuori norma di scemo biondo.
Che scopa scellerato lo stupro strano.
Vittima a sua volta violentata da medesima mente proprio malata. Mentecatta mongola. Che ne modula, mistificata male, La simbiosi allegorica. Sardonica e beffarda.
Sulla unica scelta possibile e indecente concessa dalla vita. A qualsiasi creatura. Secondo il Messia di malata mente Andres Maria.
Se sia meglio prenderlo in culo fingendo soltanto di soffrire. Oppure spingerlo dentro dovunque duro. Inconsapevoli di essere stati abusati dalla nascita nella nostra stessa psiche perversa.
Principessa perenne e parecchio puttana. Di ogni equilibrato suddito violentatore. Che ne desideri abusare le facili fragilità.
Si muove adesso del medesimo movimento iniziato laido ancora prima che finissi di dipingerlo continuo. Come non avesse smesso di penetrare. Il subnormale stradotato. E mai di starnazzare muto il cigno posseduto.
Agitando le ali ampie di lunghe piume lucide ed il retto dilatato sotto quelle più corte e meno lustre del culo. Che si abbassa e si alza complice di ritmo complementare a quello antagonista addominale.
Che questa astuzia di vittima comunque elegante. Le permette di essere penetrata profonda senza avvertire del tutto l’attrito feroce. Attenuato appena. Anche se subìto ancora acuto e animale.
Mistificandone subdola La peccatrice passività piacevole.

edizioni

Mouvements Mauvais di Antonio Maria Corradini
titolo originale dell’opera Mouvements Mauvais
copyright 2015 by Antonio Corradini
proprietà letteraria dell’autore
ISBN 978-88-7559-124-3
Stampato da Tecnograf Srl nel mese di novembre 2015

note

Bambino indaco annunciato, muta male in adolescente molesto dunque si deteriora adulto mai maturato. Per quarantanove anni beve molto. Fuma molto e molto flirta, per non dichiarare di peggio,
sempre dipingendo e fotografando in modo da se stesso dichiarato spudorato davvero divino.
Legge e studia tanto mentre mantenuto da diversi soggetti sempre lavora molto poco.
Dunque diventato per discendenza borghese benestante, dal cinquantesimo compleanno definitivamente si fidanza, annulla ogni vizio alternativo, quindi ancora maleducato bohémien mascherato da se medesimo invecchiato, comincia a scrivere.
Solo modificando in azzardata artistica, una forma virale di vaneggiamento egocentrico inscindibile dal soggetto in questione, esso stesso megalomane morbo infettivo di malattia comportamentale misteriosa,
alla quale viscida ancora risulta del tutto vano ogni vaccino.

note

deontologicamente decontestualizzato

Disperdo dolente e di cattivo cuore convinto, alcune decine di pagine del testo, dediche non trascurabili comprese, quale titillante prolessi al volume integrale.

clicca qui per scaricare  le prime 63 pagine comprese dediche
MOUVEMENTS MAUVAIS
ANTONIO MARIA BONI CORRADINI

 

Il Pugno di Mosche

Scuola autodidatta di pensiero (speculazioni specifiche per soggetti sfigati)

Meglio un pugno di mosche. Che una mano piena di merda.

meglio una mano sporca di merda. Che mendicare privi di una mano.

Meglio mendicare monchi di una mano. Che nascere disabili di tutte e due.

E del membro. Anche

 

Morale Mesta..

A destino disadattato, anche se ti accontenti, vivi comunque costretto nel guano.

biografia

Antonio Maria Boni R. Corradini nasce a Reggio Emilia nel fine febbraio 1957. Scrittore italiano è autore, considerando la produzione a tutto il 2015, dei tre tomi che costituiscono La trilogia “Des Mouvements”,
di una raccolta antologica di racconti della quale fanno parte anche una unica lirica, una filastrocca laida ed una lacrimante novella lunga.
Risulta anche recidivo responsabile di un un rabbioso romanzo autobiografico da arresto, anche quest’ultimo come parte delle opere depositate, organismo dormiente in attesa di estroverso editore autolesionista.

Illogica installazione di insulti irriverenti

Scrivete sereni i vostri insulti infami.

Illuminata lista di laceranti lusinghe

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